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CONGIURA!

kaladze  farina_inter

Dopo quella di Lecce, anche la trasferta di Torino è amara per i rossoneri, che escono dall’Olimpico con un solo punto e tanti rimpianti per gli errori propri ma anche dell’arbitro Farina; ancora una volta il Milan non è riuscito a chiudere e a vincere una partita in trasferta ma in quest’occasione è stato punito anche dalle sviste arbitrali, visto che Farina ha negato ai rossoneri un rigore netto per fallo di mano di Pratali in area (in quel momento il punteggio era 2-1 per i rossoneri e l’eventuale penalty avrebbe potuto chiudere la partita), salvo poi concederne uno al Torino per un fallo di mano di Kaladze meno evidente e, soprattutto, da considerare involontario, se è vero che non bisogna concedere rigore quando il pallone va a sbattere prima su un’altra parte del corpo e poi sulla mano.

Ciò che dispiace è che l’arbitro ha tenuto per 90 minuti un atteggiamento ostile contro i rossoneri, cosa già vista l’anno scorso in più partite e in passato. Basta pensare ai 2 minutu scarsi di recupero, dopo tanti cambi effettuati e diversi cartellini e all’ammonizione di Kaka all’ultimo secondo di gara.

Sta di fatto che il Milan ha buttato via altri due punti, il distacco dall’Inter si è dilatato in una giornata teoricamente favorevole ai rossoneri e bisogna cominciare ad interrogarsi seriamente su questo fastidioso “mal di trasferta” che condiziona la squadra e la fa rallentare in classifica. Lasciare punti a Cagliari, Lecce e Torino (sponda granata), ovvero a squadre di medio-bassa classifica non è certo il modo migliore per puntare allo scudetto e ciò conferma che i campionati si vincono contro queste squadre più che negli scontri diretti: il Milan ha vinto il derby con l’Inter ma rimane dietro proprio a causa dei tanti punti lasciati in “provincia” e speriamo che a maggio non debba rimpiangere troppo queste distrazioni. Anche a Torino, come a Lecce, il Milan era in vantaggio, poteva e doveva chiudere la partita, non l’ha fatto e i minuti finali sono stati fatali; Ancelotti e i suoi ragazzi dovranno riflettere su questo e su una prestazione meno positiva di quella di Lecce, senza trovare facili alibi negli errori arbitrali, che ci sono stati ma hanno potuto essere influenti proprio perchè il risultato era ancora in bilico e non, invece, nettamente a favore del Milan, squadra dal potenziale sicuramente maggiore rispetto ad un Torino volenteroso e grintoso ma nulla più.

Ancelotti perde Zambrotta, nemmeno convocato e, come contro il Chievo, schiera Bonera a destra, con il rientro di Maldini al centro della difesa al fianco di Kaladze e con Jankulovski a sinistra; a centrocampo si rivede Pirlo dopo più di due mesi (esattamente 69 giorni); niente panchina per il regista, come ipotizzato alla vigilia dai più prudenti, ma subito una maglia da titolare per riprendersi il ruolo di metronomo del gioco rossonero; accanto a lui Gattuso e Seedorf, mentre in avanti Ancelotti ripropone il Ka-Pa-Ro, il trio brasiliano che promette spettacolo. In verità di spettacolo se ne vede poco, soprattutto in avvio: il Torino è attento e concentrato, non concede sbocchi al possesso palla rossonero e contiene senza problemi lo sterile assalto del Milan. La prima metà del tempo è soporifera e noiosa, ravvivata (si fa per dire) solo da tiri da lontano con esiti scadenti di Gattuso e Kakà, mentre sono un po’ più pericolosi i due tentativi, sempre dalla distanza, di Dzemaili sul versante opposto. Insomma gli unici brividi sembrano essere causati dal freddo pungente ma, improvvisamente, la partita si accende: merito di Rosina e Stellone, colpa della difesa rossonera, che si fa sorprendere ancora una volta su una palla alta spiovente in area; Rosina crossa, Stellone anticipa nettamente Kaladze e batte Abbiati. Se non altro il gol subito ha il merito di svegliare i rossoneri dal torpore: la squadra, che non si ritrovava in svantaggio dal lontano 14 settembre (partita di Genova) reagisce, pressa in modo ossessivo, alza la velocità del possesso palla e trova il pareggio dopo soli quattro minuti; Kakà scarica su Gattuso che verticalizza per Pato, il quale stoppa e fulmina Sereni con un tiro dal basso verso l’alto. Cinque minuti dopo è già sorpasso, grazie ad una magistrale punizione di Ronaldinho che va ad insaccarsi all’incrocio dei pali; è il sesto gol in campionato per il Gaucho, una cifra importante per un giocatore sempre più decisivo. In nove minuti il Milan ha ribaltato il risultato, il Toro sembra matato, ma l’errore in area rossonera è sempre in agguato ad ogni cross e, infatti, nel finale di tempo la retroguardia si dimentica Rosina in piena area, ma il fantasista granata dimostra di non essere un ariete e non sfrutta tanta generosità con un colpo di testa debole e impreciso.

La ripresa inizia con le formazioni immutate e il Milan prova a scrivere la parola fine sul match: Seedorf lancia Pato sulla sinistra e il Papero è bravo a giungere a tu per tu con Sereni, ma sbaglia la conclusione da posizione angolata. Dall’altra parte Dzemaili è una furia incontenibile e insidia Abbiati, prima con un tiro fuori di poco al termine di una percussione personale e poi scaricando su Bianchi che penetra in area e tira; Abbiati respinge ma non trattiene, sul pallone si avventa Stellone ma il portiere rossonero è bravo e freddo e rimanere fermo e a sventare la minaccia. Il Ka-Pa-Ro prova a dare spettacolo con due fiammate: prima è Kakà ad innescare Ronaldinho, ma il tiro di quest ultimo va a sbattere sul braccio largo di Pratali; è rigore per tutti meno che per Farina e al Gaucho non resta che protestare invano; poi è lo stesso Ronaldinho a toccare per Kakà che allunga per Pato, ma Rubin e Sereni frenano la voglia di gol del Papero e vanificano il lampo di magia del trio brasiliano. Il Milan soffre un po’ a centrocampo, dove Gattuso è immenso ed encomiabile, ma non può essere sempre dappertutto; Ancelotti corre ai ripari e inserisce Emerson al posto di Pirlo, che non ha ancora i novanta minuti nelle gambe dopo la lunga assenza. La stanchezza di Gattuso è decisiva quando Ringhio si fa saltare secco da Rosina sul lato corto dell’area e il cross del capitano granata va a sbattere prima sul corpo e poi sul braccio largo di Kaladze; Farina indica il dischetto e il georgiano esplode in vibranti proteste rivendicando l’involontarietà del fallo e, in effetti, la dinamica dell’azione gli dà ragione. Farina è inflessibile, Rosina va sul dischetto e spiazza Abbiati, riportando il punteggio in perfetto equilibrio. Ancelotti getta nella mischia Shevchenko al posto di Gattuso e disegna un Milan a trazione anteriore; l’ucraino si presenta con un bel tiro di sinistro ad effetto che, però, non sorprende Sereni e il Milan carica a testa bassa ma non ha la lucidità necessaria per essere pericoloso. La punizione di Ronaldinho al 90° che finisce alle stelle è l’emblema dell’ennesima “incompiuta” dei rossoneri in trasferta e mentre i granata festeggiano per questo pareggio come se fosse una vittoria, i musi lunghi dei giocatori del Milan lasciano trasparire tutta la delusione per un pareggio che è come una sconfitta.

Rossoneri poco lucidi e senza idee per quasi mezz’ora, poi travolgenti nei nove minuti intercorsi fra lo svantaggio e la punizione di Ronaldinho, poi nuovamente spenti ad inizio ripresa al punto di lasciare l’iniziativa ad un sempre più coraggioso Toro, infine all’assalto dopo il beffardo pareggio. Come sempre viene spontaneo chiedersi perchè il Milan non ha cercato con più continuità e con la stessa determinazione degli ultimi minuti il gol del 3-1 che avrebbe chiuso la partita e spento le velleità del Torino; questa è una grave colpa, anche perchè si persevera nello stesso errore già da molte partite e non sempre si può sperare nelle tenuta di una difesa che spesso ha dei problemi e non è certo impermeabile e impenetrabile. Onestà impone di sottolineare questo, prima di scagliarsi contro l’arbitro, che ha sicuramente condizionato il risultato, visto che ha impedito al Milan di avere la chance di segnare dal dischetto il gol che avrebbe chiuso la partita e poi ha avuto un metro di giudizio ben diverso nell’area rossonera in circostanze analoghe e in un’episodio meno evidente. Sta di fatto che il Milan si ritrova due punti in meno in classifica e vede allontanarsi l’Inter; nulla di compromesso, visto che siamo solo alla tredicesima giornata, ma bisogna al più presto tornare a vincere in trasferta per evitare di far allontanare troppo i cugini. Il rendimento del Milan lontano da San Siro non è da squadra che vuole vincere lo scudetto e bisogna guarire dalla “pareggite” e dal “mal di trasferta”, a cominciare da domenica prossima a Palermo.