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DELUSIONE

L’avventura del Milan in Coppa UEFA è già finita e, purtroppo, bisogna onestamente ammettere che è giusto così: il Werder ha strameritato di passare il turno perchè ha avuto il coraggio e la personalità di fare la partita che ci attendevamo dal Milan, attaccando dal primo all’ultimo minuto, creando innumerevoli occasioni da gol, credendoci anche quando era sotto di due reti e travolgendo i rossoneri che hanno mostrato ancora una volta tutti i loro limiti, soprattutto in difesa. Quando hai già in mano il prezioso pareggio dell’andata e chiudi il primo tempo in vantaggio di due reti, è inammissibile farsi eliminare e, invece, il Milan è riuscito in quest’impresa al contrario che va ad aggiungersi a quelle di La Coruna e Istanbul su un ipotetico podio di serate orribili in Europa. Ancelotti aveva assicurato che il Milan teneva molto alla Coppa UEFA, aveva dichiarato che non si trattava di una sfida di Champions ma era come se lo fosse e aveva promesso che i fischi di domenica sarebbero stati trasformati in applausi in questa notte di coppa; niente di tutto ciò, i rossoneri escono travolti e umiliati in una notte da incubo e c’è davvero da preoccuparsi se nemmeno l’aria europea è riuscita e rianimarli e rivitalizzarli. Purtroppo Ancelotti aveva anche detto di temere molto il gioco aereo del Werder Brema, forse consapevole della fragilità della sua difesa e in questo caso ci ha preso in pieno, visto che i due gol sono arrivati entrambi da palloni alti sui quali Pizarro è svettato fra le belle statuine della retroguardia rossonera rimontando il doppio svantaggio, conquistando la qualificazione e gettando nello sconforto i tifosi giunti a San Siro con la speranza di rivedere il Milan di coppa che non sbaglia gli appuntamenti decisivi.

Questa, però, ormai è una squadra crepuscolare, che ha finito il suo ciclo, anzi forse l’aveva già concluso a Yokohama e qualcuno non ha voluto capirlo, confidando nei miracoli e mandando allo sbaraglio un gruppo che non riesce più ad essere competitivo per una stagione intera ma solo a sprazzi; purtroppo molti giocatori sono esposti a figuracce ed umiliazioni che non meritano, perchè hanno dato tanto a questa squadra: penso, ad esempio, a capitan Maldini, immobile e sovrastato da Pizarro in occasione del secondo gol, quello che sancisce l’eliminazione dei rossoneri; resterà quella l’ultima istantanea del Maldini internazionale e non è giusto, perchè una leggenda come lui doveva chiudere con una coppa in mano (ad Atene o a Yokohama) e non a capo chino al termine di una delle più brutte esibizioni europee del Milan in questi anni.

Ancelotti sa che questa è una serata importante e decisiva, perchè si gioca una sfida da “dentro o fuori” e, quindi, limita il turn-over al minimo indispensabile: Dida in porta, perchè in questa stagione è lui il portiere di coppa e Senderos centrale al fianco di Maldini, perchè serve un difensore alto e forte di testa per contrastare gli attaccanti tedeschi; inoltre viene confermato Favalli sulla sinistra dopo la buona prestazione contro il Cagliari, ma per il resto la formazione è la migliore possibile, con Zambrotta e destra, Pirlo, Beckham e Ambrosini a centrocampo e Seedorf trequartista alle spalle delle due punte Pato e Inzaghi. Questo “passa il convento” in questa fase della stagione, perchè Ronaldinho è ancora indisponibile e Kakà è praticamente recuperato ma è meglio non rischiarlo. Nonostante gli appelli della vigilia e la richiesta di un pubblico da Champions per una sfida da “salotto buono europeo”, non sono tantissimi i tifosi che sfidano il freddo per questa partita: quasi 25000, compresi i tanti tedeschi nel settore ospiti, perchè evidentemente questa Coppa UEFA non entusiasma molto nemmeno i tifosi, così come la società che ha velatamente fatto capire che il vero obiettivo rimane il podio in campionato per tornare nell’Europa che conta la prossima stagione. La Curva Sud incita i ragazzi fin dal riscaldamento e “rincuora” Seedorf dopo i fischi di domenica (provenienti dal resto del pubblico, non certo dalla curva), ma anche i tifosi del Werder si fanno sentire e credono nell’impresa.

La partita inizia subito in salita per i rossoneri e si capisce che ci sarà da soffrire: quattro nitide occasioni da gol in soli nove minuti e subito grande lavoro per Dida che si disimpegna bene. Il Werder invade la metà campo del Milan, mantiene il possesso palla, corre, pressa, tiene costantemente sotto pressione la difesa rossonera ma, fortunatamente, gli manca sempre il guizzo vincente sotto porta. Incredibilmente, invece, il Milan è cinico e baciato dalla buona sorte: dopo un colpo di testa fuori di Senderos arrivano due gol in rapida sequenza, entrambi propiziati dallo scatenato Pato; prima il papero conquista un calcio di punizione vicino al vertice sinistro dell’area; lo batte Beckham e un difensore in barriera devia con un braccio; è calcio di rigore che Pirlo trasforma con qualche brivido, visto che il portiere Vander, sostituto di Wiese, intuisce ma non riesce a raggiungere il tiro, fortunatamente molto angolato. Poi Pato fugge via alla sua maniera e tira un’autentica sassata da fuori area che non lascia scampo al portiere avversario e scatena il delirio a San Siro. Un gol meraviglioso che sembra regalare definitivamante la qualificazione al Milan, ma i tedeschi non si perdono d’animo e ricominciano a giocare bene ed attaccare, creando altri tre o quattro pericoli per la porta rossonera; per fortuna Dida è attento oppure c’è sempre qualche difensore pronto a deviazioni decisive. Così il Milan va al riposo con il doppio vantaggio e viene da chiedersi come abbia fatto, vista la prestazione timida e balbettante davanti all’assalto del Werder.

La ripresa è addirittura peggiore del primo tempo: il Werder ci crede, forse sa benissimo che il Milan cala spesso nei finali di partita e non è capace di gestire i risultati, quindi si getta all’assalto e c’è da soffrire. I rossoneri sembrano voler controllare la partita ma le occasioni fioccano, il Werder reclama anche il rigore e non si può certo stare tranquilli. A complicare le cose c’è l’uscita di Seedorf per infortunio (sostituito da Flamini) e da quel momento in poi nessuno riesce più a gestire e difendere il pallone a metà campo e la squadra è costretta a chiudersi, travolta dall’assalto tedesco. Ancelotti inserisce anche Shevchenko al posto di Inzaghi, ma di lì a poco arriva il gol che dimezza lo svantaggio e scatena il panico: calcio di punizione dalla sinistra, Pizarro svetta su Favalli e insacca, dimostrando che i timori di Ancelotti erano fondati. A questo punto il Werder moltiplica gli sforzi, sente aria di impresa e si lancia all’assalto; il Milan, viceversa, non riesce ad uscire dalla propria metà campo, perde palloni banali favorendo gli attacchi avversari e sembra sul punto di crollare, salvato dalle parate di Dida e da deviazioni alla disperata di qualche difensore. Ancelotti prova ad inserire forze fresche (Jankulovski per Favalli) ma, dieci minuti dopo il primo gol, arriva anche il secondo, sempre su cross spiovente in area e sempre realizzato da Pizarro, che questa volta sovrasta Maldini e nemmeno Dida è incolpevole, perchè accenna l’uscita, poi si blocca, rimane nella cosiddetta “terra di nessuno” e non può più fare nulla. Sugli spalti si capisce che è finita, nonostante manchino più di dieci minuti, perchè invertire la tendenza sarà impossibile per una squadra senza gambe e demoralizzata; infatti è il Werder a continuare ad attaccare, nonostante ora abbia in mano la qualificazione e il Milan rischia anche la sconfitta, riuscendo ad insidiare il portiere avversario solo con una conclusione di Flamini.

Alla fine la curva canta “SIAMO SEMPRE CON VOI”, mentre il resto dello stadio fischia e dimostra tutta la sua delusione e disapprovazione; è un’eliminazione che brucia, perchè giunta troppo presto ma anche perchè è meritata: il Milan non è mai stato in partita, nonostante tutto è riuscito incredibilmente a chiudere il primo tempo in vantaggio di ben due gol e ha rovinato tutto facendosi travolgere da un Werder bravo e coraggioso ma che rimane pur sempre una squadra undicesima in Bundesliga e che, quindi, un Milan in condizioni decenti poteva e doveva eliminare senza troppi problemi. Purtroppo ora la stagione rossonera assume contorni fallimentari: fuori da Coppa Italia e Coppa UEFA e ad undici punti dalla vetta in campionato; siamo solo a fine febbraio e non ci sono più obiettivi, se non quel podio in campionato per rientrare in Champions League, ma è chiaro che ciò non può bastare, soprattutto dopo i proclami estivi. Ora cominceranno processi e analisi, si cercheranno colpevoli e responsabili, ma per il momento c’è solo grande delusione e amarezza; era solo Coppa UEFA ma noi ci tenevamo e vogliamo credere che ci tenesse anche la squadra, quindi vuol davvero dire che questo gruppo non ce la fa più, nemmeno mettendoci il massimo impegno e ora è assolutamente inevitabile e non più rinviabile quel rinnovamento e quella rifondazione che avevamo chiesto ed auspicato anche alla fine della scorsa stagione, senza essere ascoltati e accontentati. Le tante e gravi assenze sono un alibi solo in parte e spero che nessuno si attacchi a questo per coprire ancora gli evidenti problemi di questa squadra, emersi impietosamente in una notte da incubo che cancella il Milan dall’Europa già a febbraio, esattamente come nella scorsa stagione. Ora bisogna chiudere dignitosamente la stagione, reagendo fin da domenica prossima a Genova, perchè questo gruppo non può finire in modo così inglorioso un ciclo fantastico; ma quell’immagine di Maldini immobile e impotente davanti all’imperioso stacco di Pizarro è un vero pugno nello stomaco per tutti i cuori rossoneri, è il simbolo del definitivo declino di un impero e per questo ce la saremmo volentieri risparmiata. Addio Coppa UEFA, addio Europa e la cosa più dolorosa da dire è che è giusto così!