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TRIBUTO A CARLO IL GRANDE

GRAZIE MISTER, GRAZIE DI CUORE !

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E’ un lunedì malinconico quello del popolo rossonero… e non certo per la pioggia, ma per la fine del secondo grande ciclo di Carlo ancelotti al Milan. Il primo fu da calciatore di gran classe e potenza, colonna del “GrandeMilan” di Arrigo Sacchi. Il secondo da grandissimo condottiero, mai sopra le righe, che ci ha portato in 8 anni ben 8 titoli, riuscendo a vincere tutto, in Europa e nel Mondo. Abbiamo negli occhi la corsa in campo commossa a Manchester, dopo aver steso la Juve ai rigori.  Gli Juventini lo chiamavano maiale? Lui gli ha alzato la Coppa davanti agli occhi, in finale.  Abbiamo negli occhi la faccia degli intertristi quando il Milan di Carlo per ben due volte li ha stesi in Champions League, in quegli Euroderby che rimarranno nella storia! Emozioni uniche per noi, che nessun tifoso di altre squadre italiane ha mai provato in 120 anni di calcio.

Ci sentiamo in dovere di ringraziarlo di cuore, per il suo ciclo fatto di grandi vittorie, qualche delusione e grande grande, enorme classe, leggerezza, romanticismo. Rinunciò a un contratto già in tasca con grande Parma per tornare al Milan, alla sua casa. Il primo giorno si presentò senza fare grandi proclami, senza fare grandi promesse. Era un uomo timido, emozionato, ma al contempo mostrava grande determinazione, supportata da una grande preparazione. Era un uomo dotato di grande carisma, e quindi la sua sola presenza incuteva una certa soggezione. Ma non alzava mai la voce, sembrava un uomo molto saggio, era estremamente educato e gentile, aveva sempre la parola giusta per ogni occasione. Era severo ma non era affatto austero. I suoi occhi, i lineamenti dolci, rivelavano tratti di eccezionale bontà d’animo e di grande umanità. Era un uomo giusto, onesto. Quell’uomo esercitava quasi un influenza paterna sui giocatori e su noi tifosi. I nuovi allenatori dovrebbero cercare di emulare il suo stile, pacato, signorile, inimitabile…altro che Mourinho, troppo facile sbraitare e sparare a zero su tutti, l’educazione e la classe non si insegnano. Era un uomo diplomatico che non scadeva mai nella banalità. Era un uomo che ha sempre cercato di proteggere la sua famiglia…pardon la sua squadra. Ieri Carlo ha annunciato ai microfoni l’addio, e il suo volto era davvero triste, tristissimo;  con la solita immensa classe ha annunciato la fine del suo ciclo al Milan, sembra sia finita un era anche per noi. Sappiamo però anche che sta iniziando un nuovo ciclo di tionfi per il nostro Amato Milan: ce lo dice la storia, ce lo dice la tradizione, ce lo garantisce la nostra nobiltò, ce lo assicura il nostro Grande presidente, che presto, statene certi, ci riporterà sul trono più alto, quello che qualcuno vicino a noi …. Sogna da 45 anni!

LA STORIA DI CARLO DA QUANDO ERA UN RAGAZZINO A QUANDO ERA SOLO UN CALCIATORE, A QUANDO ERA SIOLO UN ALLENATORE…. A ADESSO CHE E’ UNA LEGGENDA!

 

Carlo Ancelotti, nato a Reggiolo in provincia di Reggio il 10 giugno del ’59, cresce….  in campagna insieme alla sua famiglia, mantenuta dal padre Giuseppe attraverso l’agricoltura.

Frequenta la scuola nell’istituto tecnico di Parma e di Modena, nel severo collegio dei salesiani e più avanti, a Roma prenderà il diploma di perito elettronico.

Il debutto nel calcio che conta avviene con la primavera del Parma, poco dopo aver compiuto i 18 anni debutta in prima squadra nella serie C, dopo due anni il Parma viene promosso in serie B e passa poco che Carlo Ancelotti viene notato da uno dei club più importanti d’Italia, la Roma.

In questa squadra Carlo matura molto come calciatore anche grazie alla possibilità di poter giocare con dei professionisti come Falcao, Conti, Di Bartolomei e Pruzzo, ma l’aiuto più grande gli viene dato dal grande allenatore giallorosso di quei tempi: Nils Liedholm.

Carlo con questa maglia si aggiudica uno scudetto (1983) e ben quattro titoli nella Coppa Italia (’80-’81-’84-’86) e sempre con questi colori vive una delle più grandi delusioni della sua carriera, la finale di Coppa dei Campioni persa contro il Liverpool alla quale lui non prese parte a causa di un infortunio.

nell’ ’81 e nell’ ’83 sta lontano  dal campo di gioco per numerosi mesi a causa di due brutti infortuni, ma la sua ultima stagione alla Roma (’86-’87) lo vede indossare orgogliosamente la fascia di capitano della squadra.

Successivamente viene acquistato dal AC Milan del presidente Silvio Berlusconi, nella quale, insieme ad altri campioni come Van Basten, Gullit, RijKaard, Maldini, Baresi e Costacurta si aggiudica tutti i trofei possibili tranne la Coppa Italia nei favolosi anni del magico Milan di Arrigo Sacchi.

L’esordio con la maglia azzurra della nazionale avviene il 6 gennaio del 1981 in uno scontro con l’Olanda terminato 1-1, con la nazionale Carlo realizzerà un totale di 26 presenze e parteciperà a due mondiali: in Messico nell’86 e in Italia nel ’90.

Anche a causa di alcuni problemi fisici, nel 1992 Carlo Ancelotti decide di abbandonare la carriera di calciatore e di intraprendere una nuova avventura nelle vesti di allenatore.

Inizia nel 1994, come vice di Arrigo Sacchi che guidava la nazionale italiana nei mondiali disputati in USA, ma alla fine di questi, sia per l’amarezza di aver perso la finale ai rigori che per il desiderio di riuscire a cavarsela da solo, Carlo lascia il gruppo della nazionale per intraprendere la carriera di allenatore di club.

Comincia nel 1995, alla guida della Reggiana, retrocessa l’anno prima in serie B, alla fine della stagione riesce a conquistare il quarto posto e ad aggiudicarsi cosi un posto nel massimo campionato.

la stagione successiva, la famiglia Tanzi gli affida la panchina del Parma e dopo un deludente avvio, riesce a fine stagione a piazzarsi al secondo posto, appena sotto alla Juventus, grazie anche a due giovani che al giorno d’oggi sono diventati degli autentici campioni: Gianluigi Buffon e Fabio Cannavaro.

Nel febbraio del ’99 Ancelotti viene chiamato in causa dalla Juventus che gli affida la panchina precedentemente occupata da Marcello Lippi che venne allontanato anche a causa di un clima interno molto teso, nella sua prima stagione non riesce a fare grandi cose e alla fine la sua squadra si piazza al quinto posto della classifica, ma l’anno successivo, quindi nel 2000 il titolo di campione d’Italia gli sfugge per un pelo proprio all’ultima giornata e, pur avendo disputato un’ottima stagione, l’anno successivo la dirigenza bianconera decide di fare tornare il suo predecessore Marcello Lippi.

La stagione dopo approda sulla panchina della sua ex squadra, il Milan nella quale si aggiudica numerosi trofei di prestigio, nellla stagione 2002/2003 vince la Champions League battendo in finale, ai rigori, proprio la Juventus e successivamente a Montecarlo si aggiudica anche la Supercoppa Europea battendo il Porto grazie a un goal di Shevchenko, non va cosi bene invece a dicembre a Tokyo, infatti il Milan non riesce ad aggiudicarsi la Coppa Intercontinentale a causa di una sconfitta ai rigori contro gli argentini del Boca Juniors. L’anno successivo, invece, Ancelotti porta il club rossonero alla conquista del titolo di campione d’Italia con due giornate di anticipo, stabilendo una serie di record statistici che sarà molto dura riuscire a superare.

L’anno dopo il campionato, cioè nel 2005, la seconda Champions League gli sfugge  per poco in una rocambolesca finale contro il Liverpool finita 3-3 e persa successivamente ai rigori, ma dopo due anni, cioè nel 2007 ha modo di vendicarsi trovandosi di nuovo in finale faccia a faccia con i reds, e ci riesce, la finale finisce 2-1 in favore del club rossonero grazie alla doppietta di Filippo Inzaghi e Ancelotti può festeggiare il secondo titolo di campione d’Europa nel giro di 4 anni seguito da un altro titolo nella Supercoppa Europea vinta per 3-1 contro il Siviglia grazie ai goal di Inzaghi, Jankulovski e Kakà.

Nel dicembre 2007, Ancelotti vola insieme alla sua squadra a Tokyo per disputare il Mondiale per Club nella quale, Battendo in semifinale i giapponesi dell’Urawa Reds per 1-0 con goal di Seedorf, si aggiudica un posto nella finale trovandosi di nuovo a contendersi il titolo con il Boca Juniors, ma questa volta la conclusione è diversa, il Milan infatti, batte gli argentini per 4 reti a 2 con una doppietta di Inzaghi, un goal di Kakà e un goal di Nesta, e si aggiudica il titolo di campione del mondo diventando cosi, il club con il maggior numero di trofei internazionali, di cui la maggior parte, è stata conquistata negli anni in cui Ancelotti era in squadra come giocatore o come allenatore